[Skip to Content]
medici_braccia

Un sanitario su due vittima di violenza. Ecco le bozze di legge in discussione

Un medico ospedaliero su tre vittima di aggressioni fisiche o al limite; 1200 operatori della sanità aggrediti su 4000 casi in tutto di violenza sul luogo di lavoro. Sono dati non nuovi, rispettivamente di Anaao e dell’Osservatorio per la Sicurezza degli operatori sanitari. Ad essi oggi la Federazione degli Ordini ne aggiunge altri a Bari alla Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari, presentando gli esiti di un sondaggio ampio in occasione del 5° anniversario dalla barbara uccisione della psichiatra Paola Labriola. Anticipa il presidente Fnomceo Filippo Anelli, che ha organizzato l’evento nella sua città: «I numeri che abbiamo, comunque ancora grezzi, parlano di una metà di sanitari aggrediti, verbalmente o fisicamente. E chiediamo: una legge che sottolinei come sia grave aggredire una figura preposta alla tutela della salute; uno sforzo culturale per migliorare le strutture, investire in sicurezza nei Pronti soccorso e nelle postazioni di guardia, da mettere a norma e collegare alle Forze dell’Ordine, se proprio non si può prevedere la presenza di queste ultime; l’inserimento nei nuovi contratti e convenzioni di norme a tutela della sicurezza degli operatori».

A Bari è presente il Ministro della Salute Giulia Grillo insieme ai sindaci pugliesi (altro tema del giorno, la rivolta in Puglia in favore dei vaccini obbligatori per l’ingresso alle scuole dell’infanzia, per Anelli «è la legge 833 a prevedere un’esplicita attività dei sindaci»): il senso è che gli Ordini dei Medici non hanno dimenticato Labriola, o Roberta Zedda e Maria Monteduro uccise nei loro posti di guardia medica in Sardegna e nel Salento. La legge è il tema centrale, al momento. All’esame ci sono cinque bozze. C’è il progetto del Ministro della Salute Giulia Grillo, che prevede l’aggravante al codice penale per chi aggredisca un sanitario nell’esercizio delle sue funzioni e istituisce al Ministero Salute un Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti professioni sanitarie composto da delegati di Regioni, Ministeri di Interno, Giustizia e Lavoro e preposto a monitorare gli episodi di violenza, promuovere studi e proposte per ridurre i rischi, sorvegliare i luoghi di lavoro, acquisire i dati sulle aggressioni, riferirne in parlamento annualmente.

Ieri l’altro la Lega ha presentato una proposta di legge alla camera che inserisce, rispetto all’articolo 61 del Codice di procedura penale, una sanzione aggiuntiva per chi aggredisca medici, infermieri o personale ausiliario -tutti equiparati a pubblici ufficiali nell’esercizio delle proprie funzioni – e istituisce un presidio di polizia fisso in ospedali di I e II livello, composto da un ufficiale e due agenti. Per realtà più piccole, come le strutture di base riferite a bacini di 80-150 mila abitanti, si rimedia all’eventuale assenza di agenti con piani di controllo dei territori disposti dai prefetti. Una terza proposta del Movimento 5 stelle (Michela Rostan, Paolo Siani ed altri) modifica l’articolo 357 del codice penale, attribuendo qui la qualifica di pubblico ufficiale ai sanitari all’opera. Altri due ddl di Roberto Novelli (Camera) e Maria Rizzotti (Senato), entrambi di Fi, infine prevedono il primo una modifica all’articolo 61 del codice penale, considerando aggravante l’aggredire un operatore sanitario, e norme sulla videosorveglianza delle strutture; il secondo l’aggressione equiparata a minaccia a pubblico ufficiale e la reintroduzione dei posti di polizia nei Ps.

«Nel giro di sette mesi abbiamo ottenuto un grande risultato in termini di attenzione – conferma Anelli – tutti i ddl sono validi pur risentendo talora dei programmi dei partiti proponenti. Credo che al momento quello della Lega si agganci più di tutti ai temi da noi posti, riprendendo il riconoscimento del ruolo di pubblico ufficiale del sanitario che determina in automatico l’avvio del procedimento penale senza necessità di querela del medico». Il territorio e la guardia medica ancora trascurati? «Non direi. Intanto il progetto del Ministro prevedeva di recuperare il coinvolgimento dell’esercito nell’ambito dell’operazione strade sicure, ma anche il ddl della Lega dà importanza ad aspetti strutturali e introduce l’elemento nuovo di rivedere le allocazioni delle risorse per la continuità assistenziale e la revisione delle sedi: molte – come da noi denunciato – non sono sicure. Progressivamente, dunque, il dibattito parlamentare va producendo soluzioni utili ed affidabili».

Mauro Miserendino (Doctor33)

FacebooktwittermailFacebooktwittermail