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Sanificazione studi Mmg, ecco le regole da seguire e i rischi in caso di sinistro da contagio

Le linee guida per gestire i pazienti Covid ci sono, la medicina generale le ha prodotte, e ci sono anche indicazioni sufficienti per impostare una corretta sanificazione dello studio. Una parola con cui bisognerà abituarsi a fare i conti. Ne parliamo con Giorgio Monti, medico di famiglia e attuale segretario Fimmg Pavia, antesignano delle medicine di gruppo avanzate e del “Doctor Office”.
Premessa: tutte le linee guida per i Mmg affrontano il problema di “con cosa e come devo disinfettare lo studio”. Il documento della Società italiana di Medicina generale si concentra sull’organizzazione del contatto con il paziente. I protocolli organizzativi della Fimmg riprendono la circolare del Ministero della Salute del 22 febbraio scorso. Il medico prepara le attrezzature prima di ogni visita, area i locali chiusi, disinfetta le superfici con soluzioni a base di ipoclorito di sodio 0,1-0,5%, o etanolo 62-71% o perossido di idrogeno 0,5%; la detersione e la disinfezione devono essere immediate se visita un paziente Covid. Spedito al Ministero della Salute per approvazione, il documento di un’altra società scientifica più piccola, Assimefac, fissa un tempo tra una visita e l’altra di 30 minuti per preparare lo studio e suggerisce di sanificare minimo ogni 5 accessi. Ci sono poi le stringenti indicazioni governative per i dentisti, in tutto 61 pagine approvate da un tavolo operativo al Ministero della Salute guidato dall’ex referente ministeriale per l’odontoiatria Enrico Gherlone. Che si sofferma sull’obbligo di pulire settimanalmente i filtri dei condizionatori, di escludere il ricircolo nei sistemi di ventilazione, di ventilare 10-15 minuti (anche aprendo le finestre) tra un paziente e l’altro; ed offre accurate linee guida su vestizione e lavaggio mani. Tutte indicazioni da cui trarre “ispirazione”. Occasionalmente, sulle indicazioni per i medici di famiglia qualche odontoiatra può sottolineare che a differenza delle sue non hanno una veste istituzionale e quindi potrebbero avere minor valore legale al momento in cui un paziente si contagi in studio.

Bastano le indicazioni del sindacato o della società scientifica ad esimere il medico in caso di sinistro da contagio? Per Monti la risposta è affermativa. «La legge 24/2017 “Gelli-Bianco” esclude la perseguibilità del medico, fatta salva la specificità del caso, se si sono seguite linee guida redatte da istituzioni certificate. Le società scientifiche della medicina generale, penso alla Simg, sono certificate, c’è una legittimazione forte nei loro documenti, anche se un’interlocuzione sistematica con l’Istituto superiore di sanità su questo per me sarebbe doverosa. Si deve infatti tener conto della pandemia e della necessità che la medicina generale ha avuto di dotarsi rapidamente di strumenti ed organizzazione per gestire un lavoro dove l’imprevisto la fa da padrone: il triage telefonico, pur utilissimo, non riduce il rischio di contatto con quei pazienti affetti da Covid ma asintomatici o affetti da sintomatologie non respiratorie».
Quanto al confronto con le linee guida odontoiatriche, per Monti in odontoiatria, pur praticando interventi invasivi, tutto è programmabile e quindi più semplice applicare un disciplinare per la corretta sanificazione. «In medicina generale i setting sono più variabili e anche i contatti con pazienti infetti o potenzialmente infetti sono più condizionati da margini d’imprevisto che rendono più complesso applicare procedure di sanificazione per la variabilità clinica dei casi, per la carenza di personale di studio e di modelli organizzativi consolidati. La pandemia ci obbliga a modificare le misure di pulizia quotidiana dei locali che già mettevamo in atto, renderle più frequenti, sanificare le superfici e curare la pulizia degli strumenti, oltre che areare gli ambienti (ma sono autorizzati anche ambulatori senza finestra e lì il ricircolo dell’aria è un punto chiave). Resta però un aspetto legato alla rivoluzione che ha vissuto il nostro mondo: non si può più aprire la sala d’attesa a tutti. Oggi, si visita per appuntamento, con triage preventivo, ci si prepara prima. Ma tutto ciò riesce a farlo anche il medico che visita da solo in montagna, in locali gestiti dall’ente pubblico e senza personale? In caso di contagi come vanno ripartite le responsabilità? Il medico farà bene a sincerarsi che la pulizia sia sempre affidata ad imprese di sanificazione certificate. Giusto in assenza di alternative, le superfici può pulirle lui o il personale. Ricordo che nei piccoli paesi il triage telefonico può essere più difficile, il rischio contagi potenziale può essere maggiore. Nel complesso, stiamo parlando degli obblighi che si auto-gestisce una professione abbandonata negli anni, che non ha visto valorizzati il team e i fattori produttivi negli accordi nazionali sulla base della presunzione che dovesse affrontare per sempre pazienti cronici. In autunno ci troveremo di fronte alla necessità di fare diagnosi differenziali impegnative: chi ci dice che un nostro paziente con una bpco insistente in quel momento non sia Covid-19? Dovremo trattare dei non infettivi come infettivi fino a prova contraria, mentre magari affrontiamo il carico dei pazienti non Covid che non sempre abbiamo potuto gestire in questi mesi».

Mauro Miserendino (Doctor 33)

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