Per i dipendenti privati quota 100 scatta da aprile e per i dipendenti della Pa ad ottobre, sei mesi dopo. I pubblici dipendenti sono penalizzati anche nel percepire la liquidazione: se si pensionano a 62 anni prenderanno il Tfr o l’indennità premio di servizio compiuti i 67 anni previsti dalla legge Fornero. Altra grana: in base alla Finanziaria 2014, un pubblico dipendente che si pensioni, arrivato ai fatidici 67 anni, prende la liquidazione 12-15 mesi dopo il raggiungimento dei requisiti per fruire del diritto. Mesi che, per chi fa quota 100 quest’anno, si sommano al periodo “tecnico”, fino a un massimo di 10 intercorrenti tra il 62esimo compleanno e ottobre. Inoltre, la prende tutta se fino a 50 mila euro, in due tranche tra 50 e 150 mila con completamento entro 24 mesi, e in tre oltre 150 mila euro con completamento entro 36 mesi. In sintesi, si può aspettare fino a 9 anni per avere tutte le spettanze. «Il legislatore prevede, bontà sua, la chance di un anticipo bancario, ma a quali condizioni? Caro pensionando tieni duro e attento a non morire prima», tuona nelle sue brevia (www.perelliercolini.it) il medico Marco Perelli Ercolini, vicepresidente della Federazione sanitari pensionati e vedove Federspev e presidente dell’Unione nazionale pensionati italiani. E a Doctornews sottolinea che i dipendenti pubblici a differenza dei privati contribuiscono per un 40% con soldi propri al trattamento di fine rapporto versando il 2,5% del reddito mensile. «Ci troviamo di fronte a un paradosso. Se un datore di lavoro nel privato non accantona gli importi del Tfr dei dipendenti è pesantemente sanzionato; lo Stato invece per esigenze di cassa rinvia i pagamenti dei tfr di 150 mila statali, e si tratta soldi che avrebbe dovuto tesaurizzare, a maggior ragione perché per quasi metà non sono suoi ma del lavoratore».
Per la cronaca, il testo diffuso nei giorni scorsi prevede che i lavoratori precoci non risentano degli scatti dell’età pensionabile previsti per l’aumento della vita media, e conferma la possibilità di anticipare la pensione (Ape social) a chi ha svolto lavori usuranti per 7 anni negli ultimi 10 e ha 36 anni di contributi, nonché per le seguenti categorie con oltre 30 anni di contributi: disoccupati a seguito della chiusura del luogo di lavoro, tempi determinati scaduti che hanno lavorato 18 mesi negli ultimi 36, caregiver che assistono in forza della legge 104 coniugi o genitori figli o affini (conviventi) fino al 2° grado, invalidi dal 74% in su. Introduce quindi il reddito e la pensione di cittadinanza, altri 22 miliardi tra ora e il 2021 per dare 780 euro/mese per 18 mesi massimo a cittadini italiani con reddito Isee annuo entro 9360 euro rendita immobiliare entro 30 mila euro e beni mobili entro 8 mila euro, con 2000 euro in più per ogni familiare. Per percepire il reddito occorrerà accettare almeno un lavoro dei tre offerti, entro i primi sei mesi nel raggio di 100 km, nei successivi anche in quello di 250 km.
Mauro Miserendino