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Pensioni, con riforma legge Fornero possibile addio anticipato per ospedalieri

Corsie vuote con la revisione della legge Fornero: molte cose potrebbero cambiare nella pensione dei medici ospedalieri. Se oggi -afferma un’analisi del sindacato Anaao Assomed – superato lo “scalone” previdenziale creato dalla legge Fornero nel 2011, medici e dirigenti sanitari abbandonano il lavoro in media a 65 anni (nati 1952/53), grazie anche ai riscatti di laurea e specializzazione, la “quota 100” determinerà in un solo anno l’acquisizione del diritto al pensionamento anche dei nati tra il 1954 e il 1957, «diritto che -recita il comunicato Anaao- verrà esercitato visto il crescente disagio lavorativo legato al calo degli organici». Occorre aprire -dice il segretario sindacale Carlo Palermo– una stagione di assunzioni eliminando il blocco della spesa per il personale introdotto dalle finanziarie del centrodestra nel 2010 e posto al livello della spesa 2004 meno l’1,4%. Sul fronte di chi pensa di uscire dal mercato del lavoro, l’impatto della riforma su ben quattro scaglioni di età è un tema di presa. È stato trattato a Roma alla Giornata della Previdenza, organizzata dalla confederazione sindacale Cosmed che-oltre ad Anaao- raggruppa tra i sindacati Aaroi (anestesisti), Fvm, Fedir, Anmi-Sivemp Fpm, Aiic. La rivoluzione proposta dal governo giallo-verde prevede l’esodo a quota 100 che è la somma di età anagrafica e contributi, quindi con 62 anni di età e 38 di contributi si può andare in pensione esattamente come con 64 anni anagrafici e 36 di contributi. Sono escluse le categorie usuranti come gli infermieri che oggi possono andare via con 35 anni di contributi e a 61 anni e 7 mesi di età.

Come spiega Giorgio Cavallero, segretario nazionale Cosmed, «le regole pensionistiche della “Fornero” sono uguali per tutti i dipendenti della Pubblica amministrazione, quest’anno si può uscire dal mondo del lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi entro il 31 dicembre e dal 2019 si può uscire a partire da 43 anni e 2 mesi, mentre le lavoratrici che oggi possono prendere la pensione di anzianità compiuti i 41 anni e 10 mesi di contributi, dal 2019 andranno via a 42 anni e 3 mesi, un anno meno comunque degli uomini». «In teoria ove le idee del governo diventassero legge molti colleghi potrebbero andare via prima. Per esprimere un giudizio sulla riforma delle pensioni serve però un progetto di legge. E serve che questo progetto riporti informazioni dettagliate, ad oggi assenti, relative all’impatto sulla tenuta del sistema Inps, al rischio che il costo della manovra si scarichi sulle generazioni più giovani, alla distinzione tra ciò che è assistenza e ciò che è previdenza. E servirà in caso di approvazione far digerire le misure più agevolate ai pensionati immediatamente precedenti che sono dovuti andare via con cinque anni lavorati in più, magari per prendere un assegno simile». Dunque, Cavallero si astiene da giudizi «che potrebbero solo essere superficiali» ma ricorda che «già oggi grazie all’anticipo pensionistico volontario e soprattutto grazie al cumulo molti colleghi possono andare via prima rispetto ai limiti della Fornero».

Nella Giornata della Previdenza sono state diffuse nuove cifre sui medici con contributi sia Inps sia Enpam che hanno fatto domanda di pensione avvalendosi delle norme sul cumulo. «La platea cresce, quella potenziale è grande, le domande già lavorate sono oltre 500. Abbiamo sfatato alcune fake news come quella secondo cui per accedere al cumulo il medico doveva cancellarsi dall’albo, e abbiamo fatto il punto su problemi ancora presenti come l’individuazione della decorrenza del trattamento di fine rapporto». Infine, un cenno al calcolo retroattivo delle pensioni che il governo sta studiando sopra i 90 mila euro lordi annui (che equivalgono con le addizionali comunali e regionali da 3.780 a 3.922 euro netti per 13 mensilità). Il governo ricaverebbe circa 500 milioni, ma a detrimento dei diritti acquisiti. «Oggi – riflette Cavallero – quando un cittadino arriva alla pensione maturata con i suoi contributi quella è. Se prevale il criterio di tagliare la somma o modificarla, il taglio che oggi è sopra i 90 mila euro domani può scendere a sopra i 70 mila euro. Viene a cedere un pilastro costituzionale».

Mauro Miserendino (Doctor 33)

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