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Patto salute, il punto su iter e contenuti. Le novità di rilievo per i medici

Conditio sine qua non per aumentare la dotazione del Fondo sanitario nazionale, terreno di confronto eterno tra Stato e Regioni, con finale che puntuale slitta alla fine di ogni esercizio: il Patto per la salute 2019-21 mostra la corda, doveva essere firmato a marzo ma la Finanziaria gli concede di slittare a fine anno. All’indomani del “no” del Ministero dell’Economia a tre richieste chiave delle Regioni, la Fondazione Gimbe invita a firmare subito il testo, facendolo valere fino al 2022 e poi a mandalo in soffitta, poiché trattasi di “strumento fallimentare di programmazione sanitaria”, e “anacronistico”. L’arco di validità di 3 anni è troppo breve, i rinnovi slittano per la scadenza dei mandati elettorali delle giunte, non c’è monitoraggio, la maggior parte delle misure concordate resta inattuata. Pesano pure il divario Nord Sud, la negligenza delle regioni nel volerlo colmare, la variabile penetrazione del privato accreditato; per il nuovo patto, come documenta la cronistoria fatta da Gimbe, fin qui sono stati buttati via quasi 11 mesi. Ma se disgraziatamente non si firmasse non ci sarebbero gli aumenti al Fondo sanitario previsti dalla Finanziaria 2019 e ora confermati dal Mef, 2 miliardi sul 2020 e 1,5 sul 2021.

«I fatti documentano senza appello che il Patto non è che un terreno di acceso scontro politico», spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta. «E ora, l’occhio vigile del Ministero dell’Economia vuole evitare che alcuni accordi mettano a rischio l’equilibrio finanziario delle Regioni». Il ministero dice no, intanto, alla richiesta dei governatori (all’articolo 2) di mantenere la carica di commissario ad acta per la sanità nelle regioni commissariate. Alla scheda 3 dice no ad ulteriore flessibilità nel tetto per il personale fissato alla spesa storica 2018 più il 5% di incremento del Fondo sanitario nazionale; le regioni chiedevano poi di far rimanere al lavoro i dipendenti Ssn oltre i 40 anni di servizio e di ingaggiare medici con contratto di lavoro autonomo a termine ma qui il Mef chiede un parere del ministero della Funzione Pubblica, si dovrebbe fare solo se manca personale. Infine, le regioni che avevano concluso in pareggio o in avanzo gli ultimi 3 anni volevano poter contare su risorse aggiuntive per valorizzare la professionalità di dirigenti medici, infermieri ed altre professioni ma ecco il terzo no. Passata alla Finanziaria 2020 in itinere l’abolizione del superticket da 10 euro a ricetta, ecco che il patto dove non si litiga si svuota. «Non è più accettabile – conclude Cartabellotta – affidare la tutela della salute ad un documento che, a dispetto del nome, configura un terreno di continuo scontro politico, alimenta compromessi sempre più al ribasso delegittimando le Istituzioni ed è di provata inefficacia sulla sanità e soprattutto sulla salute. Per non parlare delle conseguenze scaricate, oltre che su aziende sanitarie e professionisti, su pazienti e famiglie delle fasce socio-economiche più deboli, specie al Centro-Sud».

Ricordiamo in breve le ultime versioni nelle 14 schede. Si confermano le misure per le regioni che non erogano i Lea che entro 2 mesi e mezzo possono portare all’esautoramento da parte del ministero della Salute.
Alla scheda 4 la mobilità dei malati “va considerata tema da attribuire alle regioni di provenienza dei pazienti” e vanno previsti piani per arginarla sia tra regioni lontane sia tra regioni frontaliere. Nessuna osservazione sulle schede relative agli enti vigilati, alla governance farmaceutica (si rinvia ai piani di fine 2018 e si avvia una codifica nazionale dei medical device), agli investimenti (1,5 miliardi per ammodernare il parco strumentale Ssn). Nell’articolo sul territorio, le regioni hanno attenuato gli intrecci tra Mmg e specialisti, e promosso l’infermiere di comunità anche per monitorare l’aderenza dei pazienti alle cure; e hanno indicato 5 interventi: autonomia del disabile e dell’anziano; cronicità; area materno-infantile; dipendenze; cure palliative e terapia del dolore; disturbi del comportamento alimentare. Sui fondi integrativi del Ssn il Mef ha riserve nel quantificare gli oneri a carico della finanza pubblica; in area telemedicina si cancella il riferimento esplicito all’incrocio tra banche dati sanitarie e non sanitarie per predire i bisogni di salute della popolazione. Le Regioni hanno poi in parte rivisto la scheda sulla prevenzione con il nodo antibiotico-resistenze, ed “asciugato” la scheda 13 sul ticket. Intatta o quasi la scheda sulla comunicazione al cittadino.

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