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Oliveti: per Enpam medici responsabili, non economisti

Caso Sopaf, presunte truffe, medici “inesperti” in CdA, tensioni sul nuovo statuto: Alberto Oliveti presidente Enpam sottolinea come l’ente previdenziale dei medici in questi anni abbia consolidato il patrimonio e le tutele, senza bisogno di consiglieri di amministrazione provenienti dal mondo della finanza. «Sulla vicenda Sopaf, osservo che 100 milioni di euro investiti in titoli del Fondo investimenti pubblici in quattro anni hanno fruttato ad Enpam 39 milioni. L’investimento con la società di Magnoni (indagato con figlio e fratelli per aver lucrato un prezzo esagerato sulla compravendita dei titoli in questione, ndr) si sta dimostrando redditizio per la Fondazione. Ciò detto – chiarisce Oliveti – quel tipo d’investimento non può essere più fatto dal 2011, anno in cui Enpam ha adottato una nuova governance e una nuova strategia, anche dopo una ricerca sulle migliori pratiche a livello europeo fatta da Mario Monti. Una strategia che prevede di diversificare al massimo gli impieghi minimizzando il rischio. A presiedere ogni fase di questa procedura, sono operatori scelti con gare ad evidenza pubblica che garantiscono la trasparenza del sistema. Questa settimana tocca al bando per il nuovo investment advisor. Il suo ruolo è supportare la struttura tecnica della Fondazione nell’organizzare gli asset e, proprio per le regole procedurali di cui sopra, si tratta di un soggetto diverso da quello preposto al risk management degli stessi titoli».

Non è tutto qui. «Stiamo applicando il principio dello “zero virgola” – continua Oliveti – per cui le commissioni pagate non possono superare l’1% del valore; ci siamo dotati di un codice etico, di un bilancio sociale e di un percorso di qualità contabile cui è preposto un magistrato della Corte dei Conti attivo. Con tali misure abbiamo messo il patrimonio in sicurezza senza ricorrere ad “esterni “».

Eppure, mentre il nuovo statuto prevede un CdA di soli medici, alcuni presidenti d’Ordine in Consiglio nazionale vorrebbero economisti specializzati dei rami mobiliare e immobiliare.  «Lo statuto persegue un metodo: il medico eletto ha il compito portare in Cda le esigenze della categoria e di mediare tra la necessità di dare assistenza-previdenza e di investire per accrescere il patrimonio. Siamo una cassa autonoma, e i passi fatti dalla privatizzazione ad oggi vanno visti con orgoglio. Qualcuno ricorda che siamo stati commissariati, ma è accaduto nel 1993 quando eravamo una cassa pubblica; ci si accusa talora di avere bassi rendimenti, ma ogni anno i risultati consuntivi sono sempre stati migliori di quelli previsti nei bilanci preventivi, sia per quanto riguarda gli attivi previdenziali che il rendimento del patrimonio. Questo non sempre viene messo in giusta evidenza: quest’anno a bilancio azzereremo il fondo di oscillazione (nato per far fronte ai rischi dei titoli, ndr). Insomma, con la nuova governance abbiamo dotato la struttura tecnica della Fondazione di tutte le competenze necessarie, perciò –conclude Oliveti – in CdA a noi non interessano medici esperti investitori, ma rappresentanti della professione che governino la macchina, facciano scelte condivise e ne rendano conto. Delegare agli “esperti” come qualcuno chiede sarebbe un ritorno al passato».

Mauro Miserendino (Doctornews)

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