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Convenzione Mmg: accordo non vicino. La novità è il microteam, ecco in cosa consiste

«Firma prossima anche per noi medici di famiglia? Non penso. Ci sono dei passaggi da affrontare, e come Fimmg intendiamo inserire nel nuovo accordo il concetto di microteam». Silvestro Scotti segretario Fimmg, fa il punto sulla convenzione dei medici di famiglia dopo la firma degli specialisti ambulatoriali. La Fimmg presenterà le sue elaborazioni il 9 luglio alla maratona con il Ministro Grillo per il Patto della Salute. «Il microteam con medico di famiglia, infermiere e collaboratore è indispensabile nel futuro della medicina generale», dice Scotti. «Se accettiamo aggregazioni di medici soli, costruiamo l’assistenza territoriale come una casa con mattoni di paglia e non di cemento. La ricerca Passi d’Argento sugli anziani over 65 ci dice che uno su tre non è in grado di accedere al medico di famiglia. Servono regole d’ingaggio diverse che tengano conto della seguente criticità: se il pronto soccorso si riempie all’inverosimile è comunque pagato ad accesso, nella nostra convenzione a una remunerazione fissa corrispondono carichi di lavoro aumentati, anche di molto, tanto che da anni chiediamo a Sogei di verificare i flussi nei nostri studi. Così non va. Inoltre, la parte pubblica deve dire come intende organizzare aggregazioni funzionali e unità complesse di cure primarie, se le intende come cattedrali nel deserto, o per dirla con lo studio della Bocconi sulle case della salute come operatori degli ex poliambulatori distrettuali ormai svuotati, rischia di allontanare o tutti i pazienti o una parte dall’accesso già difficile al medico di famiglia. Quando, per dire, si porta una casa della salute in un paese a centro-valle nessuno ridisegna parcheggi, trasporti, facilities. Se invece intende le organizzazioni come modello di cure a più alta intensità assistenziale, incontra l’evoluzione di una medicina di famiglia che mira a valorizzare il rapporto fiduciario, di prossimità e la domiciliarità. Qui però non ci sono state date risposte, tanto che a fine giugno ho affermato come fossimo delusi e pensassimo a uno sciopero e sono stato subito convocato dal Ministro della Salute per spiegare i nostri disagi».
Scotti sottolinea come nel Patto salute molti temi della convenzione oggetto di trattativa sono in fase di superamento. «Nel Patto si accenna a modelli di home-care, telemedicina, digitalizzazione, e ad una visione che apre al medico di famiglia come imprenditore etico a cavallo tra servizio sanitario nazionale e sanità integrativa: temi che richiedono tempo per affrontarli, e capacità di coordinarsi. Non credo che l’accordo firmato dai colleghi specialisti ambulatoriali dia risposte ai quesiti che ci derivano da simili novità, Per quanto si affermi che riporti sforzi in tal senso devo anche dire che noi non siamo stati contattati da nessuno dei sindacati dei colleghi specialisti per concordare passi o contenuti. Del resto, spetta alla Sisac mettere a fattor comune elementi di contratti che ogni categoria tende a centrare su di sé. Però, nei panni della parte pubblica, se devo costruire convenzioni di primo livello non partirei dalla firma di un accordo relativo al secondo livello della medicina territoriale, ma dalla medicina generale: vedo tornare in auge di nuovo il termine “medico di base”, ma se fossimo la base dovremmo essere quelli da cui si comincia. E ancora: quali “recettori” può contenere il nuovo accordo degli specialisti sulla nostra visione del micro-team visto che non ne abbiamo potuto parlare insieme? Chi sta ad altri tavoli sa che in Fimmg ragioniamo per spostare la copertura oraria H24-H16 da compito del singolo medico a compito del team? Che il microteam è compatibile come soluzione ai problemi di affollamento in Pronto soccorso perché, in uno studio dove già si aspettano 2 ore contro le 7 di un codice verde in Ps, un primo tratto di strada può essere compiuto dall’infermiere? Che nel team può diventare sostenibile anche la visita domiciliare a un disabile altrimenti impossibilitato a venire da noi? La medicina generale ha delle risposte da offrire, sia al cronico sia all’anziano allettato, ma sono elementi di un percorso a tappe, delicato e decisivo».

Mauro Miserendino

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