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Certificati infortunio, ecco le proposte Inail a Mmg. I nodi burocrazia e retribuzione

Tre milioni, tanto avrebbe proposto l’Inail per i medici di medicina generale ai sindacati medici per i certificati d’infortunio e malattia professionale. Una cifra che, ferma restando la disponibilità della categoria a contrattare e a mettersi a disposizione dei cittadini, lascia i sindacati perplessi. E non solo: apre il dibattito su come si quantifichino queste somme (divise esattamente a metà tra ospedale e territorio o sulla base delle percentuali storiche di modelli redatti) e dall’altra su come si debbano destinare (una quota uguale per assistito a tutti i medici, come indica la legge, o premiando chi fa più certificati come tenderebbe a chiedere il Sindacato Medici Italiani).

Da quest’anno, in base alla Finanziaria che li ha definitivamente vietati in libera professione, i certificati Inail vanno redatti su modulo telematico ed inviati all’istituto, con compenso da versare in quota capitaria al medico, indipendentemente da quanti infortuni e malattie professionali vede. L’Inail deve dividere uno stanziamento da 25 milioni tra medici ospedalieri e del territorio. Le quote per i primi sarebbero già nell’ultimo contratto, indirizzate alle aziende sanitarie per distribuirle in base ai certificati redatti. Sui medici di famiglia c’è intanto il nodo degli arretrati. Inail ammette qualche ritardo. Dopo che la convenzione specifica era stata disdettata nel 2009, e che i pochi medici rimasti a compilare online negli ultimi tempi non erano stati pagati, Inail e sindacati hanno fissato mesi fa dei tempi per il saldo: per maggio-agosto ’17 Inail avrebbe versato dal 1° marzo 2019; tra settembre e dicembre 2017 avrebbe pagato dal 1° maggio di quest’anno; per i certificati tra gennaio e aprile 2018 da luglio; le somme restanti entro gennaio 2020. Sulle ultime tranche si sarebbero verificati problemi tecnici. Problemi che, sottolinea il vicesegretario Smi Luigi De Lucia, presente alla trattativa, l’Inail ora si impegna a risolvere in tempi stretti.

Per la nuova remunerazione, il Segretario Fimmg Silvestro Scotti aveva chiesto a Sisac che nel riparto per i medici di famiglia si considerasse un ristoro a partire dal 1 gennaio 2019 e che la rivalutazione biennale delle risorse tra Mmg e area ospedaliera fosse determinata «dalla maggiore o minore partecipazione di una delle due categorie all’offerta certificativa». Secondo alcune voci ai medici ospedalieri sarebbero intanto stati conteggiati negli aumenti contrattuali 12,5 milioni, giusto la metà della somma Inail. De Lucia smentisce che il calcolo di cui si è parlato ieri parta da tale assunto. «Per la medicina generale occorre valutare attentamente le statistiche dei certificati Inail fatti tra il 2017 e il 2019, la proporzione tra il volume dei certificati redatti dai medici di famiglia e quelli redatti in ospedale indica quanto investire tra le due realtà. Sono state fatte prime cifre non ufficiali che a mio avviso sottostimano il contributo della medicina generale, il cui apporto in questa materia è un dato di fatto. Atteso, certamente, che la redazione di un certificato online prende da mezz’ora a tre quarti d’ora, tempo che in sala d’attesa è molto lungo per tutti. A differenza del certificato di malattia Inps telematico, l’Inail non ha ancora semplificato al massimo le richieste presenti nel modulo. Ho chiesto alla controparte di provvedere. Infatti, non solo sono diversi i gestionali di noi medici di famiglia, ma ci interfacciamo con 21 sistemi operativi regionali e un sistema d’accoglienza nazionale dei dati: 22 piattaforme il cui impatto sul nostro lavoro legittima le nostre pregresse perplessità sulla compilazione online».

Oltre a un raccordo in cooperazione applicativa con i software gestionali, Smi chiede di affrontare la questione dell’esenzione Inail che crea non pochi problemi. «Quando un cittadino in corso d’infortunio sul lavoro deve fare accertamenti diagnostici – spiega De Lucia- ha diritto a non pagare il ticket per gli esami relativi al suo problema e scatta un’esenzione Inail contrassegnata da un codice, diverso dalle esenzioni Asl. Il numero, da non confondere con quello della pratica, va però inserito nella ricetta altrimenti il paziente paga la compartecipazione a visita o esame. Abbiamo chiesto che l’esenzione sia rilasciata dall’Inail: non è gestibile dal nostro software di studio. E il rilascio ha implicazioni medico legali, ma noi non possiamo assumerci responsabilità in costanza di un quadro normativo e contrattuale opaco».

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