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Carenza medici, Anaao: specializzandi a concorsi ma no a stop intramoenia

«L’Università continua a subordinare le necessità assistenziali a quelle didattiche e così nel 2019 avremo 20 mila medici senza prospettive di specializzazione e tirocinio mentre in alcune specialità c’è estremo bisogno». Costantino Troise segretario uscente Anaao, non è favorevole all’assunzione di medici non specialisti nel Ssn da formare strada facendo; apre però all’allargamento dei concorsi nel servizio sanitario a specializzandi dell’ultimo anno ove il bando, come sta accadendo in qualche caso, andasse deserto. La proposta rimbalza nelle tavole rotonde e diventa il “take-home message” del congresso. Insieme a un altro tema: la libera professione intramoenia, che non va fatta oggetto di mercantilismi. «In particolare – spiega Troise rispondendo al ministro della Salute Giulia Grillo che mirerebbe a sospendere l’attività intramuraria nei reparti ove non si rispettassero i tempi “nazionali” d’attesa per visite ed esami – il lavoro extraorario dei medici regala alle aziende 300 milioni l’anno, ben utilizzabili proprio per ridurre le attese».

Tra l’altro, ha aggiunto Troise, «l’intramoenia registra una flessione di volumi di attività in ragione di una domanda che cala, ma non diminuiscono gli introiti per le aziende e le entrate fiscali». Non solo Troise ma anche il responsabile della commissione politiche contrattuali Giuseppe Montante in teleconferenza nella sua disamina sulla trattativa hanno sottolineato poi che il patto del ’98 – in base al quale nacque la libera professione “entro le mura ospedaliere”, premiata con un’indennità per chi scegliesse il rapporto esclusivo con l’ospedale pubblico datore di lavoro – è già tradito, vista l”irrisorietà attuale dell’indennità di esclusività, che la parte pubblica esclude dalla massa salariale». L’estromissione dell’indennità dal monte salari sul quale calcolare gli aumenti per il contratto dirigenza è la ragione per cui, unico caso nella pubblica amministrazione, non si è firmato per gli aumenti degli ospedalieri: un’intesa oggi non porterebbe a un incremento a regime del 3,48%- dopo 9 anni di blocco dei contratti – ma sì e no a un 2,90%. Ma c’è di più, come spiega Montante. Visto che la distanza sul “tavolo politico” permane ma d’altra parte non si voleva dare alle Regioni l’alibi per fermare tutto, si è proseguita la contrattazione su vari tavoli tecnici. E qui in Aran le Regioni e la parte pubblica stanno creando problemi.

«C’è il tentativo, legge Madìa 75/17 alla mano, di espropriare i medici dal tesoretto costituito dalle retribuzioni individuali di anzianità (sospese durante il blocco ndr), si tratterebbe di 48 milioni di euro per il 2018 e ben 97 milioni per il ’19. Ma non è tutto. Al tavolo sulle relazioni sindacali abbiamo posto un problema di correttezza nell’attuazione delle norme contrattuali periferiche, le Asl vorrebbero imporci modelli contrattuali del mondo della dirigenza amministrativa e un ruolo più marginale; al tavolo sul codice disciplinare hanno persino tentato di introdurre la sospensione fino a 3 mesi con stipendio zero per il medico che fosse riconosciuto responsabile di danno per colpa lieve; chiedono di decidere sulle carriere non sulla base di una tassonomia nazionale ma con propri criteri e definendo prima una quota parte del Fondo di posizione da destinare al capitolo; e poi intendono raggruppare e ri-suddividere i tre fondi (Posizione, Specificità/condizioni particolari di lavoro/Risultato) mentre noi vorremmo evitare abusi che penalizzino le carriere; esattamente come per l’indennità di esclusività, che si è già evocato in qualche caso di riconvertire in futuro per premiare le carriere gestionali». E qui il cerchio si chiude: sulla scusa delle liste d’attesa lunghe si salderebbero le aspettative di gestori e mondo politico, ma non di medici e soprattutto pazienti.

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