[Skip to Content]
sanità-640×360

90 mila morti all’anno per l’assenza di prevenzione primaria. Anelli: “Solo garantendo alti livelli di equità è possibile ridurre le morti evitabili. Carenza di medici preoccupante, è causa di disuguaglianze”

Sono circa 105 mila le morti evitabili ogni anno nel nostro Paese, ovvero i decessi avvenuti prima dei 75 anni per cause prevedibili o trattabili con interventi di prevenzione primaria, diagnosi precoce o altre forme di assistenza sanitaria. E quasi 90 mila decessi all’anno sono dovuti alla mancanza di prevenzione primaria, quella, cioè, basata su interventi mirati a evitare a monte l’insorgenza di una malattia, per esempio a partire dall’adozione di corretti stili di vita. Sono alcuni dei dati emersi dalle statistiche diffuse a gennaio dal Rapporto MEV (i) – quelli relativi alle morti evitabili – e, in questi giorni, da EuroStat (riferiti ai decessi per mancanza di prevenzione primaria registrati nel 2015 e analizzati secondo i criteri della mortalità evitabile).

Dal Rapporto MEV (i) si evincono chiare differenze regionali relativamente alla mortalità evitabile (prevenibile e trattabile): in cima alla classifica si situa il Trentino Alto Adige, mentre l’ultimo posto è occupato dalla Campania. I grafici a corredo del Rapporto (p.p. 2-3) mettono in luce come Campania, Sicilia e Lazio riportino valori di mortalità evitabile oltre la media nazionale per entrambe le componenti, mentre Trentino Alto Adige, Veneto, Marche, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Umbria, Liguria registrino invece valori al di sotto della media nazionale.

La diffusione di questi numeri – cui è importante dare la massima evidenza, per rendere consapevoli i cittadini sulla gestione della propria salute – è un’occasione per rilanciare l’azione della medicina generale a quarant’anni dalla Dichiarazione di Alma Ata del 12 settembre 1978, che rappresentò il culmine della I Conferenza Internazionale sulla Primary Health Care convocata dall’Organizzazione mondiale della Sanità e dall’Unicef e che vide per la prima volta nella storia della sanità mondiale i rappresentanti di 134 Paesi e di 67 organismi internazionali e organizzazioni non governative insieme per discutere sul ruolo della prevenzione primaria. La Dichiarazione sottolinea come l’assistenza sanitaria primaria abbia un ruolo chiave nella riduzione delle disuguaglianze di salute – sia all’interno delle singole nazioni, sia fra paesi sviluppati e in via di sviluppo – e nella promozione e la tutela della salute degli individui, indispensabili per il miglioramento della qualità della vita, lo sviluppo economico e sociale, la pace mondiale.

“I dati diffusi dal Rapporto MEV (i) e da EuroStat mettono ancora una volta in luce quanto gravano le disuguaglianze di salute fra il Nord e il Sud del Paese”, afferma Filippo Anelli, presidente della Fnomceo. “Per fare prevenzione primaria e ridurre le morti evitabili è necessario innanzitutto garantire l’equità di accesso al Servizio Sanitario Nazionale”. 

“L’assistenza primaria rappresenta il cardine di un’organizzazione che intende garantire elevati livelli di equità: consente, infatti, a tutti i cittadini di accedere gratuitamente ai programmi di prevenzione primaria e relativi all’adozione di corretti stili di vita. In questo quadro, la carenza di medici di medicina generale – di cui si prevede una drammatica riduzione nel prossimo futuro – rappresenta la maggiore fonte di preoccupazione per un ulteriore accrescimento delle disuguaglianze nel nostro Paese”.

FacebooktwittermailFacebooktwittermail