Giovani Medici – Ordine dei Medici e Odontoiatri di Como http://omceoco.it Just another WordPress site Wed, 17 Feb 2021 08:11:16 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.16 Riforma Pa, giovani medici: pensioni per tutti a 65 anni http://omceoco.it/riforma-pa-giovani-medici-pensioni-per-tutti-a-65-anni/ Tue, 12 Aug 2014 12:17:55 +0000 http://omceoco.it/?p=707 Riforma della Pubblica amministrazione e interventi per favorire il ricambio generazionale in sanità: è una lunga fila di richieste quella che i giovani medici del Sigm hanno espresso in una lettera rivolta al presidente del Consiglio Matteo Renzi, al ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione Marianna Madia e al ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Tema comune è il lavoro: in un contesto in cui, come aveva rilevato l’Istat nel suo rapporto annuale 2014, le opportunità di occupazione per i laureati nelle facoltà dell’area medica sono scese in un anno del 16,8%, Sigm torna sugli argomenti che da tempo contraddistinguono la sua azione.

«Il pacchetto di norme sulla riforma della Pubblica Amministrazione – scrivono i giovani medici – ha creato aspettative non indifferenti nelle giovani generazioni»: da qui l’auspicio che venga mantenuto il testo originale al fine di favorire un più rapido e fisiologico turnover, in quanto l’età di pensionamento verrebbe abbassata a un massimo di 65 anni per tutti medici.

Sigm chiede inoltre l’applicazione del taglio del 50% dei permessi sindacali anche per i medici, l’adozione di adeguati provvedimenti legislativi per far fronte all’emergenza del precariato medico nel Ssn e lo sblocco immediato del turn-over.

Dopo aver ribadito la necessità di un tavolo politico che porti a una corretta programmazione del fabbisogno dei medici e degli altri professionisti della sanità, Sigm affronta anche le problematiche della carriera di coloro che sono riusciti ad accedere alla professione nel servizio pubblico.

Risulta in tal senso necessario adottare criteri di progressione di carriera basati sul merito e rimodulare la selezione per l’accesso alla dirigenza medica del Ssn e per l’assegnazione degli incarichi nel convenzionamento col Ssn (cure primarie e specialistica ambulatoriale): «A tal fine sarebbe utile l’adozione di concorsi e graduatorie su base regionale per tutti i comparti della sanità, superando al contempo la logica del “cucire addosso” strutture e funzioni».

 

Renato Torlaschi (DoctorNews)

 

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Patto per la Salute. Giovani medici: “Un cambiamento di rotta per valorizzare i giovani” http://omceoco.it/patto-per-la-salute-giovani-medici-un-cambiamento-di-rotta-per-valorizzare-i-giovani/ Mon, 14 Jul 2014 08:34:58 +0000 http://omceoco.it/?p=665 Positiva, per i giovani medici, l’istituzione di un Tavolo politico tra Governo e Regioni per individuare soluzioni normative per il rilancio della formazione di base e specialistica. Ma si deve partire da subito con una corretta programmazione dei fabbisogni e con il reperimento di risorse all’interno del sistema.

“Riteniamo che il Patto per la Salute contenga le premesse per un possibile cambio di rotta in tema di valorizzazione del capitale umano della sanità, a cominciare dalle giovani generazioni di professionisti”.

È questo il commento al Patto per la Salute che arriva dall’Associazione Italiana Giovani Medici (Sigm)  che annuncia, a breve, un Forum Nazionale dei Giovani della Sanità per esitare proposte per rendere il sistema dell’accesso al Ssne della progressione di carriera competitivo e meritocratico.

I Giovani Medici  guardano con particolare interesse ai contenuti dell’articolo 22 “Gestione e Sviluppo delle risorse umane”, a partire dall’allentamento dei vincoli nell’assunzione del personale sanitario anche per le Regioni in Piano di Rientro, nonché all’applicazione del DPCM “salvaprecari” per assicurare l’erogazione dei LEA e la sicurezza nelle cure. Il Sigm esprime, altresì, parere positivo per la decisione di istituire un Tavolo politico tra Governo e Regioni incaricato di individuare, in modo partecipativo ed entro una scadenza definita (31 ottobre 2014), guardando anche all’esperienza di altri Paesi UE, i contenuti di un disegno legge delega che faciliti l’accesso delle giovani professionalità sanitarie all’interno del SSN, valorizzandone il ruolo anche in chiave di integrazione multidisciplinare, e ri-disciplini la formazione di base e specialistica, per garantire prospettive migliori alle presenti generazioni di laureati e studenti dell’area sanitaria.

“Ma per realizzare tali obiettivi strategici per il Ssn – hanno sottolineato in una nota – è indispensabile adottare adeguate politiche di pianificazione dei fabbisogni di professionalità sanitarie. Per i medici, ad esempio, nel tempo si è creato un grave squilibrio tra accesso alla formazione ed ingresso nel mondo del lavoro ed oggi ne fanno le spese le giovani generazioni. L’introduzione nel Patto di standard di personale per livello di assistenza rappresenta un elemento positivo, ma non basta: è prioritario ottimizzare i flussi informativi esistenti e dotare le Regioni di adeguati strumenti e metodologie per la definizione dei fabbisogni, che sono funzione degli scenari di salute, per definizione in continua evoluzione. E basta ricorrere all’alibi della mancanza di risorse, che intanto è possibile reperire all’interno del sistema salute, rimuovendo da subito eventuali sprechi, inefficienze, clientele e malaffare, rilanciando quindi l’etica e la cultura di sistema anche in sanità, per reinvestirle nei settori strategici e negli ambiti più produttivi”.

La riformulazione dell’articolo 22, inoltre, viene incontro alle richieste dei Giovani Medici accantonando l’ipotesi di assunzione dei medici abilitati, tramite concorso, nei vari Servizi Sanitari Regionali con un incardinamento nel Comparto sanitario ed un inquadramento non dirigenziale, e la possibilità di accedere in sovrannumero in qualità di dipendenti del Ssn tramite concorso di specializzazione ad una sorta di percorso formativo parallelo (con frequenza delle sole lezioni all’Università). “Tale approccio, ispirato più a logiche contabili che di sistema – ha aggiunto il Sigm – avrebbe comportato una dequalificazione della formazione medica post laurea ed avrebbe rappresentato un grave errore di valutazione in un contesto di crescente competitività su scala Europea. Per di più, si sarebbero ingenerate potenziali disparità di trattamento tra due percorsi paralleli per l’accesso alla professione. Inoltre, si sarebbe incorsi nel pericolo di saturare le piante organiche ad opera di giovani professionalità a basso costo ed a rapido turn over, almeno sin quando le Regioni non avrebbero implementato la rete assistenziale del territorio, limitando fortemente le possibilità di stabilizzazione future degli attuali neolaureati e studenti in medicina”.

Perplessità rimangono, invece, per il mancato recupero del comma 14 dell’articolo 5. “Il principio della remunerazione dei tirocini professionalizzanti non può essere disatteso in quanto obbligo di legge, introdotto a seguito dell’azione di sensibilizzazione condotta dal Sigm che rappresenta il riconoscimento minimo per il ruolo svolto dai corsisti di medicina generale – continuano i Giovani Medici – ma se Governo e Regioni intendono ricomprendere la formazione specifica di medicina generale in un processo di riforma più ampio, ovvero andando oltre la semplice retribuzione delle attività professionalizzanti, non mancheremo di far pervenire il nostro contributo e sostegno”.

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Bari, Formazione e Accesso al Lavoro: intervista ad Amedeo Bianco http://omceoco.it/bari-formazione-e-accesso-al-lavoro-intervista-ad-amedeo-bianco/ Mon, 16 Jun 2014 10:32:59 +0000 http://omceoco.it/?p=623 Un “piccolo esercito di riserva di medici disoccupati o paraoccupati”: è quanto, secondo il presidente della Fnomceo Amedeo Bianco, emerge dal confronto tra i dati degli iscritti agli Albi, in possesso della Fnomceo, e quelli forniti dagli Enti previdenziali.

Ma a cosa si deve questo divario? Uno dei fattori – oltre alla precarizzazione generalizzata del mondo del lavoro – è il numero insufficiente di posti nelle Scuole di Specializzazione e al Corso di Formazione in Medicina Generale.

In base alla normativa, infatti, l’ottanta per cento dei posti di lavoro per i medici richiedono anche un titolo di specializzazione o un attestato del corso di formazione in medicina generale. Ma il diciassette per cento dei laureati in medicina – pari a 6637 medici nel 2013 – rimangono fuori dalle Scuole di Specializzazione e dal Corso di Medicina Generale e quindi, di fatto, esclusi dal mercato del lavoro.

È questo della disoccupazione e precarizzazione solo uno dei temi affrontati dal presidente Bianco nel corso dell’intervista rilasciata, in occasione del Convegno del 13-14 giugno a Bari, “Formazione e accesso al Lavoro: innovare per garantire il futuro della Professione”, a Roberta Franceschetti e pubblicata in un numero Speciale del Notiziario dell’Ordine, che sarà distribuito durante l’evento.

In anteprima, l’intervista in versione integrale.

A cura dell’Ufficio Stampa Fnomceo

Il 13 e 14 giugno a Bari il Convegno nazionale FNOMCeO metterà al centro del dibattito i giovani e il futuro della professione. Perché avete scelto proprio questo tema?

Perché è uno dei temi fondamentali del presente e del prossimo futuro, soprattutto per le criticità che pone. La formazione pre e post laurea è un elemento chiave della gestione del prossimo futuro.

I problemi sono ormai noti, a partire dal numero programmato degli accessi a medicina che non incontra il favore dell’opinione pubblica perché viene vissuto come negazione delle legittime ambizioni dei giovani e perché attorno ai test di ingresso si è sviluppato un clima di sfiducia anche a causa di casi di cronaca amplificati dai media.

Tutti concordiamo sul fatto che un corso di studi così lungo e così impegnativo sia per le famiglie che per lo stato, a cui accede 1 studente su 7/8 di quelli che provano il test di ingresso, debba sfociare nell’ingresso nel mondo del lavoro. In base alla normativa attuale l’80% dei posti di lavoro per i medici richiedono anche il possesso di un titolo di specializzazione o al corso di formazione in MG, per cui stiamo parlando di un percorso in tutto di 10/12 anni. Il problema sta quindi nel riuscire a far corrispondere il gettito della formazione con la possibilità di accesso alle scuole di specializzazione.

Alcuni dei problemi maggiormente avvertiti dagli studenti di medicina sono rappresentati dal numero insufficiente di borse di studio, oltre che dalla precarizzazione del mondo del lavoro. Come ritiene si debba operare per evitare l’emorragia di giovani laureati e giovani medici che si trasferiscono all’estero per specializzarsi o per lavorare?

Ci troviamo di fronte ad un paradosso, perché da un lato abbiamo la spinta per aumentare il numero di accessi al corso di laurea in medicina, dall’altro abbiamo laureati italiani che prendono la strada dell’estero. Dal confronto tra dati degli iscritti agli Albi e dati forniti dagli enti previdenziali emerge come esista un piccolo esercito di riserva di professionisti, di medici disoccupati o “paraoccupati”. Un altro problema è rappresentato dalla necessità di trovare una corrispondenza tra l’incremento degli accessi a medicina degli ultimi anni, che vedrà un picco di laureati tra il 2023 e il 2028 e il numero di borse disponibili per le scuole di specialità e quella del corso di Medicina Generale. Anche in questo caso si tratta di allineare i numeri. Si tratta quindi di avere più fondi a disposizione o avere una diversa articolazione del sistema, che sfrutti le strutture del sistema sanitario nazionale – con un approccio formativo dell’”imparare facendo” – e di riuscire a intercettare fondi europei destinati alla formazione. Ci troviamo di fronte alla necessità di mettere in atto un mix di interventi che possano dare risposte concrete ai 10/15 mila nuovi professionisti che usciranno dall’università nei prossimi anni. Il cuore del convegno sta proprio nel cercare di individuare strade che permettano di allineare maggiormente percorsi formativi e accesso al mondo del lavoro. Non possiamo analizzare questi due fattori singolarmente. Dobbiamo fare due passi indietro ed esaminare il problema nel suo complesso.

Quali sono le principali sfide che il sistema sanitario dovrà affrontare dal punto di vista del ruolo e del profilo professionale dei medici?

La sfida principale che il sistema sanitario dovrà affrontare è quella di mantenere fede ai principi di universalismo, equità e solidarietà. Di fronte alla diffusione delle nuove tecnologie, allo sviluppo della conoscenza, alla trasformazione delle organizzazioni sanitarie, si pongono grandi questioni etiche e civili, che possiamo raggruppare sotto il tema della sostenibilità, non intesa in termini economici ma come corrispondenza del sistema ai valori etici della società. Qui entrano in gioco quindi con un ruolo centrale le competenze dei medici, che si manifestano non solo nelle scelte tecniche, ma anche in quelle deontologiche, che hanno un impatto etico e civile. La salute non è la produzione banale di una merce, ma un servizio carico di valore e di significati, con un forte impatto sulla coesione sociale.

Quale sarà il contributo che gli Ordini dei medici potranno dare alle istituzioni in questo campo e come immagina potrà evolvere il ruolo degli Ordini in un sistema sanitario che oggi affronta profondi cambiamenti?

Da anni stiamo inseguendo un progetto di riforma legislativa degli Ordini. Il ruolo che avranno sarà articolato su 3 punti fondamentali. Quello notarile, di tenuta degli Albi, che tutela la salute pubblica. Poi la promozione costante della qualità professionale, attraverso la formazione e l’aggiornamento e nel prossimo futuro anche la capacità di seguire e qualificare lo sviluppo professionale garantendo i cittadini affinché i medici abbiano una valutazione continua delle loro competenze tecniche, ma anche di altri aspetti come la capacità di comunicazione. Infine, avranno il compito disciplinare di verificare e sanzionare eventuali comportamenti scorretti.

Crede che ci sia una crisi del rapporto di fiducia medico-paziente?

Le indagini demoscopiche in realtà dicono che il rapporto di fiducia mantiene livelli alti. È ovvio che la crescita del contenzioso e l’enfasi mediatica su alcuni casi di cronaca hanno un impatto sul rapporto fiduciario, uno degli elementi di sostenibilità non economica cui facevo riferimento prima e su cui si basa l’intero sistema. Io posso investire nel sistema ma se i cittadini non hanno più fiducia, investo invano.

Roberta Franceschetti

 

 

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“Non esiste Sanità di domani senza Professione Medica”: intervista a Beatrice Lorenzin http://omceoco.it/non-esiste-sanita-di-domani-senza-professione-medica-intervista-a-beatrice-lorenzin/ Mon, 16 Jun 2014 10:27:55 +0000 http://omceoco.it/?p=619 “Sono per il numero chiuso al Corso di Laurea in Medicina, ma il percorso di formazione di dieci anni è troppo lungo”: lo ha ripetuto ancora pochi giorni fa il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, al Workshop sulla Formazione universitaria in Medicina, che si è tenuto l’8 giugno al Gemelli di Roma.

Ma le tematiche relative alla Formazione e al futuro lavorativo dei giovani medici sono da sempre care al Ministro, che sostiene che “non esiste sanità di domani senza Professione Medica”. E che, non potendo essere presente al Convegno “Formazione e Accesso al Lavoro: innovare per garantire il futuro della Professione” – che, organizzato dalla Fnomceo, si terrà a Bari il 13 e 14 giugno – ha voluto comunque far sentire la sua voce. E lo ha fatto con una lunga intervista, pubblicata su un numero Speciale del Notiziario dell’Ordine barese, che sarà distribuito durante i lavori.

Eccola di seguito, in anteprima, in versione integrale.

A cura dell’Ufficio Stampa Fnomceo

Ministro, il Convegno nazionale FNOMCeO di giugno sarà dedicato ai giovani e al futuro della professione. Il sistema sanitario italiano affronta importanti cambiamenti strutturali. Quale futuro avrà la professione medica nella Sanità di domani?

Non esiste sanità di domani senza professione medica. Ogni prestazione che il SSN eroga passa attraverso i professionisti che in esso operano e in questi mesi in cui ho visitato ospedali e strutture sanitarie ho avuto modo di toccare con mano la dedizione, l’umanità e l’alta professionalità degli operatori sanitari. I cambiamenti in Sanità assai spesso partono proprio dalla parte migliore e più innovativa della medicina, capace di intercettare i bisogni dei cittadini e fornire risposte adeguate. In un contesto nel quale il cittadino è sempre più consapevole dei propri diritti e bisogni di salute e nel quale il medico è affiancato da altri professionisti,  occorre superare schemi ormai desueti, che ingessano la figura stessa del medico e la appesantiscono di compiti impropri, per riaffermare, invece, la centralità dell’atto medico nella cura della persona.

Molti studenti di medicina sono preoccupati per il numero insufficiente di borse di specializzazione, entità delle borse inadeguata, ingresso tardivo nel mondo del lavoro rispetto alla media europea. Che situazione li attenderà all’inizio del nuovo anno accademico?

Il finanziamento delle scuole di specializzazione avviene attraverso fondi gestiti dal Ministero dell’economia e delle finanze. Insieme al ministro Giannini, abbiamo rappresentato al Presidente del Consiglio la necessità di reperire ulteriori risorse per incrementare il numero dei contratti di formazione specialistica, a testimonianza del nostro impegno per il reperimento di nuove risorse. Come è noto, il problema è sorto perché con la riforma delle scuole di specializzazione (DM 1 agosto 1998) gli anni di corso sono passati da 4 a 5 per tutte le specializzazioni (6 per quelle di area chirurgica). Dallo scorso anno, quindi, si è reso necessario finanziare una coorte in più di specializzandi, senza che a tale esigenza si accompagnasse un ulteriore stanziamento. Ritengo, tuttavia, che il ricorso a nuovi fondi da solo non è in grado di risolvere il problema. L’articolo 21 del decreto-legge 104 del 2013 come convertito dalla legge 128/2013, prevede, infatti, la riduzione degli anni di corso delle scuole di specializzazione, a eccezione di quelle per le quali la direttiva europea 2005/36/UE prevede una durata minima di cinque anni. Un’altra proposta per far fronte al problema è contenuta nel disegno di legge in materia sanitaria, presentato dal Governo su mia proposta, attualmente all’esame della Commissione Igiene e Sanità del Senato.

Un’altra criticità per i giovani medici è l’emergenza precariato all’interno del sistema sanitario nazionale. Che iniziative ha intenzione di attuare per far fronte alla precarizzazione?

La prima azione è sicuramente l’approvazione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, in attuazione del decreto-legge 101/2013. L’obiettivo che ci poniamo è, comunque, il superamento del ricorso a forme di lavoro precario, che non sono utili né ai medici, né alle stesse aziende. Per tale motivo ne stiamo discutendo anche con le Regioni nell’ambito del Patto per la Salute.

Il caso EXPO 2015 ha riportato al centro del dibattito il rapporto critico tra politica e pubblica amministrazione. Come risolvere commistioni e ingerenze all’interno della Sanità?

Di recente ho avuto modo di ribadire il mio pensiero su questo argomento: la politica non deve entrare più nelle questioni tecniche, sanitarie e scientifiche. In sanità ancor più che in altri ambiti è imprescindibile che vada avanti chi merita, perché c’è di mezzo la salute e la vita delle persone. Chi non vale deve andare a casa. Se un euro sprecato nella pubblica amministrazione è una cosa immorale, un euro sprecato in sanità può avere conseguenze devastanti e questo non lo possiamo permettere. Per questo motivo ritengo importante l’istituzione di un albo nazionale da cui attingere le professionalità migliori.

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Il futuro dell’intera Professione è nel futuro dei giovani medici http://omceoco.it/il-futuro-dellintera-professione-e-nel-futuro-dei-giovani-medici/ Mon, 16 Jun 2014 10:22:14 +0000 http://omceoco.it/?p=616 Seimilaseicentotrentasette, pari al diciassette per cento dei neolaureati in Medicina: è il “piccolo esercito” di giovani medici che rimangono fuori dalle Scuole di Specializzazione e dal Corso di Formazione in Medicina Generale, sospesi in una specie di limbo che preclude l’accesso al mondo del lavoro. La Specializzazione, infatti – oppure l’attestato del Corso in Medicina Generale- è requisito necessario per accedere all’ottanta per cento dei posti di lavoro.

È questo uno dei dati allarmanti che emergono dagli studi e dalle proiezioni che saranno presentate in anteprima al Convegno “Formazione e accesso al Lavoro: innovare per garantire il futuro della Professione medica”, che si terrà a Bari il 13 e 14 giugno prossimi, e che vedrà la partecipazione di quattrocento giovani medici provenienti da tutta Italia, di trentacinque delegazioni delle Federazioni europee dei medici, dei centosei Presidenti che compongono il Consiglio Nazionale della Fnomceo, del Comitato Centrale, di rappresentanti della Politica e delle Istituzioni, per un totale di millequattrocento invitati.

“Tutti concordiamo sul fatto – afferma il presidente della Fnomceo, Amedeo Bianco – che un corso di studi così lungo e così impegnativo per le famiglie e per lo Stato debba sfociare subito nell’ingresso al mondo del lavoro”.

“Oggi, invece – continua – ci troviamo di fronte a un paradosso: da un lato abbiamo la spinta ad aumentare il numero di accessi al corso di laurea, dall’altro abbiamo i laureati italiani che prendono la strada dell’estero, oltre a un piccolo esercito di medici disoccupati o paraoccupati”.

Con perdite per lo Stato anche in termini economici: formare un laureato in medicina costa infatti allo Stato circa centocinquantamila euro, per l’intero iter di undici anni.

Se un euro sprecato nella Pubblica Amministrazione è una cosa immorale, un euro sprecato in Sanità può avere conseguenze devastanti, e questo non lo possiamo permettere” dichiara il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che, non potendo essere presente a Bari, ha rilasciato, sull’argomento dei giovani medici che tanto le è caro, una lunga intervista, che alleghiamo.

“La politica non deve più entrare nelle questioni tecniche, sanitarie e scientifiche – continua il Ministro -.In Sanità ancor più che in altri ambiti è imprescindibile che vada avanti chi merita, perché c’è di mezzo la Salute e la Vita delle persone”.

“I cambiamenti in Sanità – conclude – assai spesso partono proprio dalla parte migliore e più innovativa della Medicina, capace di intercettare i bisogni dei cittadini e di fornire risposte adeguate. È per questo che da sempre ripeto che non esiste Sanità di domani senza Professione medica”.

“Un altro versante da affrontare è quello della programmazione “ spiega Filippo Anelli, presidente dell’Ordine di Bari.

“Nei prossimi quindici anni, saranno centosessantasettemilaesettecentoottandadue i medici che andranno in pensione, corrispondenti al quarantasette per cento del totale. Rimane, causa l’incremento di accessi degli ultimi anni, un surplus di seimilaquattorcentocinquanta medici che non si collocheranno e che impongono di rivedere i criteri con i quali viene definita la programmazione”.

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Test Medicina. Studenti: “Abolizione impossibile senza riordino corso e strutture” http://omceoco.it/test-medicina-studenti-abolizione-impossibile-senza-riorganizzazione-del-corso-e-delle-strutture/ Mon, 09 Jun 2014 12:18:52 +0000 http://omceoco.it/?p=554 Per il Segretariato Studenti in Medicina bisognerebbe infatti far fronte all’esponenziale crescita di aspiranti medici. Quindi “rivedere i corsi e investire in strutture e personale docente per un corretto svolgimento delle attività didattiche”. Chiesta al Miur una “approfondita riflessione” e l’apertura di un tavolo di confronto con gli studenti in Medicina.

“Se il test di ingresso a Medicina sarà abolito, contestualmente sarà prioritario rivalutare l’organizzazione dei corsi e l’investimento in strutture idonee e personale docente per un corretto svolgimento delle attività didattiche”. Questa la posizione del Sism (Segretariato italiano studenti in medicin) in merito alla proposta lanciata dal ministro dell’Università Giannini.

Secondo il Sism, se la selezione al termine del primo anno di corso verterà sul numero di esami sostenuti e sui risultati conseguiti, “ciò dovrà necessariamente portare ad una revisione sistematica e ad una conseguente equiparazione dei percorsi formativi all’interno dei vari corsi di laurea, attualmente soggetti a significative differenze in funzione dell’ateneo di riferimento”.

Inoltre, al fine di evitare situazioni di parzialità e discrezionalità, secondo il Sism “dovranno essere riconsiderate le modalità di svolgimento degli esami del primo anno di corso, mediante criteri di trasparenza e oggettività che mettano in risalto non solamente conoscenze meramente nozionistiche ma anche attitudini e comportamenti secondo i principi del sapere, saper fare e saper essere”.

Infine, “sarà prioritario valutare, al fine di evitare un surplus di studenti, quali saranno le possibilità offerte a coloro che non supereranno la selezione, in funzione della disponibilità strutturale degli atenei”.

“Gli studenti che afferiranno al corso di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia – osserva il Sism – troveranno nel Sistema Sanitario Nazionale il loro principale ambito d’azione. Pertanto eventuali modifiche relative all’accesso programmato dovranno essere imprescindibilmente valutate di concerto con il Ministero della Sanità, per calibrare le richieste in virtù del fabbisogno effettivo di professionisti della salute in relazione alle necessità della popolazione. A tale proposito, sarà inoltre essenziale garantire prospetticamente un congruo numero di borse di studio per le scuole di specializzazione”.

Il Sism invita dunque il Miur a “considerare approfonditamente, mediante tempistiche consone alla complessità del problema, gli aspetti sopracitati e a valutare il possibile impatto che modifiche radicali nelle modalità di accesso ai corsi di laurea potrebbero portare ad un sistema formativo medico che necessita di interventi su diversi fronti”.

Auspica, infine, che vengano istituiti “tavoli di discussione con il SISM e le altre associazioni rappresentative di studenti in medicina in modo che possa essere approfondita la proposta mediante l’integrazione pluralistica e condivisa delle diverse prospettive”.

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Giovani medici in fuga verso l’estero: stillicidio non si ferma http://omceoco.it/giovani-medici-in-fuga-verso-lestero-sigm-lo-stillicidio-non-si-ferma/ Tue, 27 May 2014 12:08:49 +0000 http://omceoco.it/?p=429 Sono oltre 6.400 i giovani medici, pari al 15% dei neoformati all’anno, che dal 2009 hanno avviato le pratiche per esercitare la professione all’estero, e il trend incrementale di quanti si stabiliscono in modo permanente in Svizzera, Regno Unito, Francia e Germania è preoccupante. Lo sottolinea una nota dei Giovani medici del Sigm, che hanno lanciato una mobilitazione nazionale sul tema per il 3 giugno 2014. Uno stillicidio, spiega la nota del Sigm, iniziato ormai da tempo che potrebbe trasformarsi in una copiosa emorragia. Tutto ciò poiché lo Stato Italiano, dopo aver formato migliaia di giovani laureati in medicina e chirurgia, non riesce a garantirne la formazione post lauream. I numeri parlano chiaro. A fronte di una stima di almeno 9000 candidati (6.700 neolaureati circa a cui devono aggiungersi quanti non hanno avuto accesso al post laurea nei precedenti anni accademici), il contingente di contratti di specializzazione attualmente finanziabili dal Governo Italiano non raggiungerà nella migliore delle ipotesi le 3.500 unità, a cui devono aggiungersi circa 900 borse di studio per la formazione specifica di medicina generale. Il quadro tenderà a peggiorare nei prossimi anni, continua la nota Sigm, in ragione dell’incremento progressivo degli accessi a medicina, effettuato negli ultimi anni senza l’adeguamento del capitolo di spesa sulla formazione medica post laurea. Si tratterebbe di uno spreco di risorse umane e di una pessima valorizzazione delle professionalità della nostra sanità, sottolineano i giovani medici. Non trovare fondi per sostenere la formazione di area sanitaria è un atto di miopia, continua la nota, un enorme spreco di risorse pubbliche, di talenti e un regalo ai nostri competitori internazionali, nel contesto dell’Europa Unita e con l’attivazione della sanità transfrontaliera L’Italia, infatti, sta “regalando” le proprie risorse umane della sanità ad altri Paesi in diretta competizione per attrarre cittadini e pazienti a curarsi nelle loro strutture assistenziali, conclude la nota.

Marco Malagutti (DoctorNews)

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Continua emorragia di laureati, per giovani è “quasi allarme” http://omceoco.it/continua-emorragia-di-laureati-per-i-giovani-fnom-e-quasi-allarme/ Tue, 20 May 2014 07:54:47 +0000 http://omceoco.it/?p=389 Non è ancora allarme emigrazione medica in Italia ma poco ci manca. L’Osservatorio Giovani Fnomceo riunito a Torino ha esaminato i dati di una rilevazione di cinque anni (2009-2013): su 6-7 mila laureati annui il 2% – cioè 700 unità – è emigrato per lavorare in altri paesi in genere europei. I dati si evincono dalle cancellazioni dagli albi con richiesta d’andare all’estero, dato probabilmente sottostimato (molti studenti pur trasferendosi mantengono l’iscrizione in Italia). Spesso si tratta di abilitati che non hanno aspettato di iscriversi alla specialità, consapevoli che i posti erano pochi, e saranno sempre meno. «Quest’anno in Italia c’è una disponibilità di 3500 contratti, la metà dei laureati. In questo contesto -racconta Domenico Montemurro, responsabile dell’Osservatorio Giovani Fnomceo con Giulia Zonno- si registra una sentenza della Corte Costituzionale, la 126 del 7 maggio scorso, secondo cui ogni regione può chiedere che i contratti specialistici da essa promossi, una volta trasformati in medici specialisti, non escano dal proprio territorio».

Finora i contratti di formazione, in gran parte “nazionali” e fissati da un accordo tra ministeri di Salute e Università, sono sempre stati spendibili su tutto il territorio italiano. «D’ora in poi invece i soldi investiti dalle regioni per contratti aggiuntivi là dovranno restare se la regione lo chiede, e non si sa per quanti anni il medico non potrà trasferirsi. La Consulta dà l’ok alla legge 9 del Veneto che ha previsto 92 contratti di formazione specialistica regionali in tre anni da affiancare ai 400 previsti dai ministeri in quella regione. La legge regionale, per garantire uno sbocco ai laureati nelle facoltà venete, ha stanziato 27 milioni e potrà prevedere che una volta specializzati i medici continuino a lavorare in Veneto». La Consulta afferma che l’obbligo di restare in regione a lavorare non modifica  lo schema tipo del contratto statale (“anche se la Regione, dovrà adeguare le clausole”). Montemurro ricorda peraltro che per l’anno accademico 2013/14 sarà istituita una graduatoria nazionale degli ammessi alle scuole di specialità.  «Sicuramente dopo questa sentenza, le modalità del concorso nazionale prossimo per le scuole di specialità, al vaglio del Consiglio di Stato, andranno riviste», considera Montemurro. E aggiunge: «Come saranno armonizzati in una graduatoria nazionale i contratti regionali, visto che molte scuole di specialità sono consorziate con altre Regioni? Quali allora i criteri per l’accesso nazionale? Le fughe all’estero potranno essere rallentate dai contratti regionali? Domande che trovano risposte in una corretta programmazione».

Marco Malagutti (Doctornews)

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